Ci si può davvero preparare ad un colloquio di lavoro? Cosa vogliono sapere i selezionatori dai candidati? Ci sono risposte giuste e risposte sbagliate? Ne parliamo con Roberta Paladino, Career Coach & Talent Acquisition Specialist Radar Academy.
Il colloquio di lavoro genera in molte persone paura, ansia, frustrazione. In realtà è possibile contenere e tenere a bada tutte queste sensazioni. In che modo? Conoscendo un po’ meglio il “dietro le quinte” delle selezioni.
Vi sono, infatti, domande ricorrenti che i recruiter rivolgono ai candidati. Si tratta di domande che permettono loro di conoscere chi hanno davanti in un tempo ristretto, come quello di un incontro dal vivo.
In un articolo dedicato abbiamo già visto come affrontare un colloquio di lavoro. Nello specifico Benedetta Melis, Career Coach & Talent Acquisition Specialist Radar Academy, mette in evidenza quali sono i fattori che catturano l’attenzione dei recruiter. Tra questi lo standing, l’essere preparati sul core business aziendale e il saper mettere in evidenza le proprie competenze hard e soft.
Come ricorda Benedetta, al colloquio arrivano coloro che hanno già superato una prima fase di selezione che solitamente avviene sulla base delle informazioni contenute sul Curriculum Vitae. Per questo, se da una parte è necessario saper redigere un Curriculum Vitae efficace ed essere in grado di redigere una lettera di presentazione a prova di recruiter, dall’altra è fondamentale non ripetersi in fase di colloquio, ma anticipare le possibili richieste dei selezionatori.
Le domande più frequenti che i recruiter rivolgono ai candidati
Generalmente sono sempre le stesse, con qualche piccola variazione in relazione al settore di interesse.
- Presentazione personale
Presentarsi è fondamentale, questo i selezionatori lo sanno bene. Da una presentazione personale si possono trarre tante informazioni. Non solo quelle professionali e personali, che consigliamo di condividere per offrire a chi vi ascolta un quadro quanto più esaustivo su chi siete, cosa sapete fare e cosa vi caratterizza. Ma anche quelle legate ad una sfera più emotiva, come ad esempio la capacità di parlare davanti a persone che non si conoscono, il saper essere al tempo stesso chiari e concisi, il parlare di se stessi in modo efficace;
- Punti di forza e aree di miglioramento
Ai recruiter piace mettere i candidati alla prova. Tra le domande più frequenti, infatti, vi è la richiesta di mettere in evidenza i punti di forza e le aree di miglioramento. Nessuno si aspetta di essere davanti a persone perfette, che non hanno nulla da imparare. Al contrario, chi lavora nel campo delle risorse umane sa bene che non si finisce mai di imparare. Pertanto non serve barare, ma rispondere con sincerità, lasciando intendere che sulle aree di miglioramento si è disposti a lavorare con forza e determinazione; - Perché dovrebbero scegliere proprio voi?
Una delle domande più difficili è quella che vi chiede di spiegare perché siete proprio voi, e non qualcun altro, la persona ideale per ricoprire quel dato ruolo. Qui è bene giocare le carte delle competenze trasversali. Mai dimenticare che le hard skill possono essere sempre potenziate e allenate attraverso l’esperienza, lo studio e la formazione on the job. A meno che il recruiter non stia cercando un profilo senior, saranno le competenze trasversali ad avere la meglio sulla scelta finale; - Avete domande?
Prima di andare via aspettatevi sempre una domanda…da chi fa domande. I selezionatori sono soliti chiedere ai candidati se hanno qualcosa da chiedere, dubbi, perplessità o altro. Prepararsi una breve lista di cose che vorreste sapere è indice di interesse non solo verso l’azienda che vi ospiterà, ma anche verso il lavoro stesso che, in caso di esito positivo, sarete chiamati a svolgere. Potete chiedere da quanto tempo sono state avviate le selezioni, se si tratta di una nuova figura professionale o se il ruolo è già stato ricoperto da qualcun altro in passato, come si svolge la giornata lavorativa dei vostri colleghi e così via. Darete sicuramente un’immagine professionale di voi stessi dal punto di vista organizzativo.
Esistono risposte giuste o sbagliate alle domande dei recruiter?
Abbiamo visto come sia possibile individuare dei trend ricorrenti quando parliamo di domande che i selezionatori rivolgono ai candidati. Parlare di risposte giuste o sbagliate, però, non è così facile. Molto dipende dalla tipologia di profilo ricercata, dal team nel quale dovrà inserirsi, dalle caratteristiche e dalle peculiarità dell’azienda.
Ad ogni modo, come consiglia Roberta, è possibile prepararsi partendo proprio dalle domande più richieste, quelle che permettono ai selezionatori di avere una conoscenza quanto più esaustiva del candidato in fase di colloquio.
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