Se sei sui social network devi sapere che chi cerca Risorse Umane per la sua azienda o per un’agenzia di selezione è abituato a cercare anche attraverso questi canali. Ecco come puoi giocarti al meglio le tue carte per attirare l’attenzione dei Recruiter.
I social network sono entrati in modo sempre più capillare nella nostra vita, sia privata che lavorativa.
I recruiter cercano e studiano abitualmente i profili social dei candidati, sia per verificare le loro competenze, sia per capire meglio se c’è congruenza fra quanto scritto sul curriculum vitae e i contenuti pubblicati sui social.
Ma c’è di più: da una recente ricerca di Adecco e Università Cattolica è emerso che il 44,1% dei recruiter è propenso a escludere candidati dalla selezione a causa di contenuti o foto inappropriati pubblicati sui profili social personali.
Ecco perché in questo articolo abbiamo pensato di fornirti alcune linee guida per creare un profilo a prova di recruiter, cogliere le opportunità di lavoro e mettere in luce le tue competenze e la tua esperienza nel modo migliore possibile.
Iniziamo dai dati, che sono un riferimento abbastanza certo e pragmatico: secondo lo studio che abbiamo citato, viene evidenziato come i candidati spendono oltre il 70% del loro tempo per la ricerca di un lavoro online, scandagliando le offerte di lavoro, inviando curricula e cercando di stringere relazioni vantaggiose.
Nello stesso tempo, chi si occupa di ricerca e selezione destina ben oltre la metà delle sue energie e del suo tempo alla ricerca online e, più nello specifico, sui social network e questo tempo cresce sempre di più, anno, dopo anno. Già nel 2017, infatti, il Financial Times pubblicava i risultati di una ricerca di CareerBuilder secondo la quale circa il 60% dei datori di lavoro usa i social media per scremare i candidati prima di prendere una decisione.
Guardando a questi dati, possiamo dedurre che è importantissimo curare la tua immagine digitale: verosimilmente la tua prossima occasione potrebbe passare da quel che hai deciso di rendere pubblico. Prima o dopo un colloquio, chi si occupa di ricerca e selezione per il tuo profilo potrebbe venire a cercarti online e quel che pubblichi attraverso post e stories potrebbe essere determinante.
È per rispondere in maniera più puntuale alle esigenze delle aziende che il recruiting sta “cambiando luogo” e metodo di ricerca.
Oggi, qualunque posizione lavorativa richiede una maggiore attenzione alle soft skill, motivo per iI quale i social network sono diventati lo spazio ideale per permettere l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. È in questi luoghi virtuali che le persone raccontano altri lati di sé spesso omessi durante un colloquio di selezione: la capacità di scrivere, di comunicare, di relazionarsi, di risolvere criticità o problemi.
È già nata, infatti, una nuova figura professionale, quella del Social Media Recruiter o Social Recruiter, un professionista che sa come utilizzare gli strumenti che le piattaforme mettono a disposizione per la selezione dei profili, che è in grado di leggere le informazioni che gli utenti mettono a disposizione e soprattutto di effettuare un processo di selezione del personale nel modo corretto.
Ecco l’importanza di avere un profilo digitale sui social credibile e rispondente alla realtà e di costruire quindi quel che potremmo definire genericamente la tua web reputation. Un aspetto da curare e da conoscere in modo particolare: se i social possono essere un’opportunità per i candidati, allo stesso tempo possono ritorcerglisi contro se non vengono adeguatamente curati.
Una bella foto profilo, professionale e adeguata è certamente un ottimo punto di partenza, ma un Social Recruiter non si ferma certo a quella.
Stando all’indagine che abbiamo citato, gli elementi maggiormente valutati dagli HR sono:
Sembra che i motivi alla base dell’esclusione dei candidati siano:
“Il tema è molto caldo - dice Ernesto D’Amato, direttore generale di Radar Academy – nei nostri Master in Management delle Risorse Umane è presente un modulo formativo specifico sul Social Media Recruiting che – grazie anche alle esperienze dei docenti-manager che intervengono in aula e che lavorano proprio in questi settori – si pone anche l’obiettivo di stimolare una riflessione sulle corrette modalità di utilizzo di questi strumenti per finalità connesse alla ricerca e selezione di personale.”
Lo studio What’s on job seekers’ social media sites? A content analysis and effects of structure on recruiter judgments and predictive validity, condotto nel 2020 e pubblicato su Journal of Applied Psychology, dimostra che “esistono pochissimi dati empirici riguardanti le informazioni ricavate dai social media e che le valutazioni che se ne ricavano non possono essere considerate un valido strumento per prevedere gli sviluppi futuri del percorso dei candidati in azienda.
Nonostante queste considerazioni e come è evidente dalle statistiche, ancora tanti recruiter si affidano ai social.
Ecco tre consigli per evitare che i recruiter possano farsi influenzare da ciò che trovano sui tuoi profili social:
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